La cultura della vite, nota dai tempi dell’Enotria, conservata e sviluppata dai Greci che colonizzarono queste terre, è stata acquisita dagli abitanti di Moio e Pellare ed egregiamente praticata. Infatti, l’ottimo vino prodotto, fu apprezzato anche alla Corte vicereale di Napoli nel XVII secolo e, nei primi anni del 1900 esportato oltreoceano. Infondo alla sala, è stata fedelmente riprodotta una cantina, dove campeggiano un grandissimo tino e una botte enorme. Anche per questo settore, è presente una copiosa serie di attrezzi utilizzati nelle varie fasi di coltivazione della vite: i coltellini per l’innesto a gemma, i contenitori forati dove si pigiava l’uva con i piedi e anche degli strumenti per la vinificazione e la conservazione del vino. Di grande valore, tre torchi (stringituri) di epoche differenti. In particolare, uno antichissimo, sul modello greco-romano. Al centro, è situato un imponente base di scolo di un antico torchio, in pietra arenaria, forse di epoca longobarda sulla quale sono incisi dei segni magico-rituali come il sole o una croce uncinata, simboli propiziatori molto diffusi nelle antiche civiltà.