In due sale del Museo, sono state fedelmente ricostruite le botteghe di alcuni maestri artigiani di una volta, data l’enorme importanza anche di questi ultimi nella società rurale. Sia per il numero, sia per la varietà, meravigliano le forme in legno presenti nella bottega del ciabattino. Grandi e piccole pialle, trapani a mano, scalpelli, seghe, carrucole, ricordano, invece, un’antica falegnameria. Accuratamente riprodotta è anche la “forgia” del fabbro con tenaglie, punzoni, morse e la fucina adoperati per la lavorazione del ferro. Vi sono esposti anche alcuni manufatti realizzati in ferro battuto. Risaltano le tante asce (accette) e ronche (roncole) adoperate dai boscaioli per tagliare gli alberi o anche dai contadini. L’autarchia della civiltà contadina imponeva la produzione di materie prime come la lana, il lino e la canapa necessarie alla realizzazione dei tessuti. Nella sala dedicata principalmente alla lavorazioni tessili, domina un grande telaio settecentesco. Gli steli solidi del lino e della canapa venivano spezzati mediante il mangano “scavezzatoio”, mentre la separazione della fibra tessile dalla parte legnosa, la stigliatura, avveniva ad opera di uno strumento detto “spatola turo”. Attenzione è stata dedicata anche al lavoro dell’impagliatore (npagliatore). L’intreccio preciso di salice e canne, permetteva di ottenere diversi oggetti utilizzati nella vita domestica e contadina. Si possono osservare numerosi cesti di diverse dimensione e gli involucri delle damigiane di vetro usate per preservarne l’integrità.